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Louvre, rubati i gioielli di Napoleone: quando toccò alla Gioconda…

I ladri, incappucciati e con gilet gialli, sono entrati nel museo con un montacarichi: nel 1911 l’italiano Vincenzo Peruggia sottrasse il capolavoro di Leonardo per “patriottismo”

Il Louvre con il montacarichi usato per il furto al museo

Il Louvre con il montacarichi usato per il furto al museo (immagine dalla pagina Facebook di WBRZ Channel 2)

La scorsa domenica 19 ottobre, il Louvre ha subito un furto clamoroso. Sia per le modalità della sua esecuzione, durata in tutto appena quattro minuti: sia per il bottino che è stato prelevato, d’inestimabile valore anche storico-culturale.

Il Louvre con il montacarichi usato per il furto al museo
Il Louvre con il montacarichi usato per il furto al museo (immagine dalla pagina Facebook di WBRZ Channel 2)

Il furto al Louvre

A dare la notizia, via social, è stata in prima persona Rachida Dati, Ministro transalpino della Cultura. Il museo più visitato al mondo è rimasto vittima di un commando di quattro persone, incappucciate e con indosso i gilet gialli da operai. Gli stessi del Movimento che infiammò a lungo la Francia tra il 2018 e il 2019.

Due dei ladri, scrive il Corsera, si sono introdotti nella struttura dal lato della Senna, dove sono in corso dei lavori, usando una camionetta fornita di montacarichi. Dopo aver forzato la finestra della Galleria di Apollo, aggiunge Sky TG24, hanno infranto due teche dov’erano custoditi gioielli preziosissimi.

Uno dei ladri filmato durante il furto al Louvre

L’intera banda, come riporta France 24, si è quindi dileguata in scooter con nove pezzi della collezione di Napoleone Bonaparte, risalenti al XIX secolo. Nella fuga, spiega l’ANSA, i soliti ignoti hanno abbandonato la corona dell’Imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, che è rimasta danneggiata.

Jacques-Louis David - Bonaparte valica il Gran San Bernardo
Jacques-Louis David – Bonaparte valica il Gran San Bernardo (Rueil-Malmaison, Musée national du Château de Malmaison, 1800). © Wikimedia Commons

Il precedente della Gioconda

Non è la prima volta che i tesori del Louvre vengono presi di mira, e il precedente più noto riguarda la Gioconda. Come infatti ricorda TGCom24, nella notte tra il 21 e il 22 agosto 1911 il quadro venne trafugato dall’italiano Vincenzo Peruggia. Il quale lavorava nell’edificio come imbianchino e, approfittando del giorno di chiusura, staccò la Monna Lisa dalla cornice, l’avvolse nella sua giacca e se ne andò indisturbato.

Vincenzo Peruggia con la Gioconda
Vincenzo Peruggia con la Gioconda (immagine dalla pagina Facebook delle Biblioteche Comunali Fiorentine)

Il Nostro tenne con sé il dipinto per due anni, prima di provare a venderlo a un antiquario fiorentino a patto che restasse nel Belpaese. Arrestato in quest’occasione, confessò di aver agito per patriottismo, con l’intento di restituire alla propria Nazione «il frutto dei saccheggi napoleonici». Ignorava che proprio Leonardo da Vinci aveva venduto a Re Francesco I il suo capolavoro, che quindi appartiene da sempre all’Esagono – laddove altre opere sono tuttora contese.

Un secolo fa, le indagini coinvolsero anche due futuri mostri sacri della poesia e della pittura come Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, sospettati e poi scagionati. Oggi, il neo-titolare all’Interno Laurent Nuñez si è detto «fiducioso» che i nuovi emuli di Arsène Lupin saranno assicurati alla giustizia «il più rapidamente possibile».

Laurent Nuñez
Laurent Nuñez (© Arthur Empereur / Wikimedia Commons)

Nel frattempo, il Musée resta chiuso «per motivi eccezionali», com’è stato deciso subito dopo l’effrazione. A conferma che questo crimine è stato un colpo al cuore di Parigi, in tutti i sensi.