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Crisanti o l’esternazione dei dubbi. Taccio una perplessità o scateno i no vax?

Il professor Andrea Crisanti è uno dei protagonisti della scena mediatica di questi mesi e non si può definire un no vax

andrea crisanti

Il microbiologo Andrea Crisanti

Ne La regola del gioco, capolavoro cinematografico del 1939 di Jean Renoir, si assiste al seguente dialogo:

Octave: Vuoi sapere una cosa? Vorrei sparire in un pozzo senza fondo!

Robert: E a che cosa ti servirebbe?

Octave: A non vedere più nulla, a non cercare più ciò che è bene e ciò che è male. Perché a questo mondo c’è una cosa terribile, che ognuno ha le sue ragioni.

Questo non è un articolo negazionista, Dio ne scampi. Se quel vaccino fosse già in distribuzione, mi ci sottoporrei.

E’ solo che, al verificarsi di certi episodi dall’interpretazione apparentemente lampante, mi prende un demone che mi fa interrogare sulle buone ragioni dell’altro, anche se opposte alle mie. E quasi sempre le trovo; pur non facendole mie.

I fatti. I dubbi del Professor Crisanti

L’iter di approntamento del vaccino (dei vaccini) anti-Covid è a buon punto; i media lo annunciano quotidianamente con enfasi, noi (la maggior parte di noi) tiriamo un sospiro di sollievo, e si riduce quella smorfia di ansia che inavvertitamente portavamo in giro. D’altro canto molti esperti era da tempo che andavano dicendo “solo il vaccino potrà battere il Virus”. Ci mettiamo buoni buoni (la maggior parte di noi) ed aspettiamo, anzi sollecitiamo, che ce lo rendano disponibile. Sembra fatta, è solo questione di tempo.

Poi un giorno torna a parlare il professor Andrea Crisanti, uno dei protagonisti della scena mediatica di questi mesi. Direttore di microbiologia e virologia all’Università di Padova, uno che ha introdotto la vaccinazione antinfluenzale, finora un luminare dichiarato, un massimo esperto. E a ciel sereno dice: “Oggi non farei il vaccino, aggiungendo però “ma non sono contrario”.

Apriti cielo… Simultaneamente sono partiti a gola spiegata due fronti d’opinione: da un lato i sempre all’erta no-vax, galvanizzati perché si sono creduti confermati e sdoganati; dall’altro, confusi poi frustrati, tutti gli altri (la maggior parte di noi): fulmini e saette su di lui e su chi gli ha permesso di uscirsene così. Da quando ha parlato, il professor Crisanti è attaccato dai giornali. Ma, soprattutto, è il puntaspilli della Rete, esposto alla gogna sulla pubblica piazza dei social.

All’ascolto del pronunciamento, non c’è dubbio che chiunque (la maggior parte di noi), ha avuto un moto di stizza, o è stato invaso da cupa desolazione: ma diamine, un assist così ai complottisti, ora che la soluzione era vicina… E neanche c’è dubbio che mediaticamente quell’esternazione è tossica, e complicherà gli sviluppi futuri.

Ma perché diavolo l’avrà detto?! Mi vengono 3 ipotesi:

  1. Il dispetto. Qualcuno ha contrariato il nostro, lo ha escluso da un qualche tavolo da gioco dell’operazione. Da qui la reazione;
  2. Lo scrupolo etico. Fate un esperimento: voi siete Crisanti, avete sinceramente l’impressione che nessuno dei vaccini finora in corsa dia ancora sufficienti garanzie: non tanto sull’efficacia specifica, quanto sulle possibili conseguenze su scala planetaria di un errore, una sottovalutazione o un effetto collaterale. Voi lo sapete che è il momento peggiore per dirlo, ma sapete anche che il sistema politico, tallonato da quello dell’informazione, teme lo scoccare delle ore più di ogni altra cosa; e vi rendete conto che vuole accorciare i tempi; d’altronde, ai bivi della Storia, di “alternative del Diavolo” se ne sono presentate tante, e in molte si è scelta a fin di bene la via più breve, rinunciando a qualche garanzia. A quel punto che fate? A cinema l’eroe, dopo ore insonni, sceglie quello che ritiene il male minore, confessa i propri dubbi. Tutto sembra crollargli addosso, ma invece salva il mondo da un pericolo maggiore;
  3. Molto rumore per nulla. Il prof. Crisanti, pur vaccinista convinto, ha pronunciato una frase che suona così: “Mi è stata fatta una domanda: lei lo farebbe oggi? Oggi il vaccino non lo farei perché ci sono solo dati relativi agli annunci delle aziende e perché oggi non ci sono le conoscenze sufficienti”. Scientificamente inappuntabile, non contiene e non vuole sottintendere accuse, illazioni, ultimatum. Ma è ingenua, di quelle che uno abituato ai riflettori e all’ufficialità non può, non deve dire ai microfoni. Non è però da escludere che le sue parole – si conosce l’antica usanza – siano state mal riportate, decontestualizzate, rese più solleticanti agli appetiti del pubblico.

Personalmente, pur trovando la prima un’ipotesi per niente impossibile (come diceva il Saggio? “A pensar male si fa peccato ma…”), e la seconda un bello script cinematografico del genere apocalisse annunciata e sventata all’ultimo momento, sono per la terza ipotesi. Un eccesso di zelo sfuggito in un momento di leggerezza, che non vuol prefigurare minacce dietro l’angolo.

E poi non mi piacciono le sassaiole – a maggior ragione da parte di chi fino al giorno prima con identica superficialità ti citava come un oracolo.

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