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Covid-19 e scuola, CTS: no alle mascherine di stoffa, solo chirurgiche

Il CTS approva le mascherine chirurgiche a scuola e boccia quelle di “comunità”, in arrivo 11 mln di mascherine: operazione unica al mondo

Mascherine a scuola

Mascherine a scuola

Il Comitato Tecnico Scientifico del Governo si esprime (forse definitivamente, dato che mancano meno di due settimane all’inizio della scuola?) finalmente sulla questione della mascherina a scuola. Approva quelle usa e getta, “chirurgiche” e boccia quelle di stoffa e tessuto, anche dette di “comunità”. Conta dunque sugli 11 milioni di mascherine usa e getta che il commissario Domenico Arcuri ha procurato per gli studenti italiani. Si tratta di un’operazione unica al mondo. La scelta deriva dal fatto che le mascherine chirurgiche non prevedono il riuso e quindi la disinfezione e il pericolo di contaminazione.

Per gli insegnanti invece arrivano le mascherine con riquadro trasparente per potere vedere l’espressione e leggere il labiale. Si chiamano infatti “mascherina per lettura labiale”.

Mascherine per la scuola: marchio Ce e omologazione dispositivi

“Il Cts – riferisce all’Adnkronos Salute Paolo Pandin, chiedeva che questo tipo di mascherine avessero il marchio Ce (che attesta la conformità del prodotto ai requisiti previsti dalle direttive comunitarie) e noi ci siamo adeguati. La settimana prossima le nostre mascherine trasparenti saranno omologate come dispositivi di protezione. Siamo quindi pronti a partire con la produzione”. Plaude Pregliasco, virologo dell’Università di Milano.

Mascherine a scuola: alcune riserve e perplessità

Ci sono però ancora molte riserve, ad esempio come smaltiremo tutte queste mascherine usa e getta?

 Inoltre, diversi presidi si stanno organizzando per applicare sanzioni e punizioni agli studenti non ligi al loro dovere sanitario.

Ogni istituto si sta organizzando autonomamente in tal senso. Qualche scuola sta pensando di punire i trasgressori con sessioni eccezionali di interrogazioni per tre giorni di seguito, come riporta Il Giornale. Ma non sarà rischioso equiparare la sicurezza alla condotta in aula? O peggio alle prestazioni nello studio?

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