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Carceri, Delmastro: “Per tossicodipendenti niente cella, comunità protette”

Il piano del sottosegretario alla Giustizia per risolvere il problema del sovraffollamento nei penitenziari italiani

Andrea Delmastro

Andrea Delmastro

Risolvere il sovraffollamento delle carceri italiane spostando i detenuti tossicodipendenti, in strutture private a loro dedicate, il piano di Delmastro.

È questa l’idea lanciata dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro che, in un’intervista al ‘Messaggero’ sottolinea: “Le carceri italiane sono ampiamente sovraffollate. Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51.285, i detenuti sono 56.319. E di questi, stando alla relazione annuale al Parlamento, il 30% sono tossicodipendenti.

Vale a dire che il sovraffollamento carcerario è risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze.

Carceri, Delmastro: la priorità per recupero è disintossicazione

Se poi si aggiunge che la legge di riferimento attuale è il dpr del 1990 in cui si indica che i tossicodipendenti dovrebbero stare in istituti idonei per programmi terapeutici e di riabilitazione, è chiaro che il sistema non funziona”.

“Serve un cambio di prospettiva – continua Delmastro – Dobbiamo comprendere che per un tossicodipendente che ha commesso reati legati all’approvvigionamento economico per procurarsi la droga, il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato ad un ottimo corso di ceramica. La priorità per loro è la disintossicazione. Per questo sto lavorando ad un provvedimento che immagina di coinvolgere il terzo settore, quelle comunità chiuse in stile Muccioli (San Patrignano ndr), per costruire un percorso alternativo alla detenzione“.

Comunità e non cella: una vittoria a tutto campo

Comunità e non in cella “con dei paletti. Ma voglio precisare prima che si tratta di una misura che permetterebbe una vittoria a tutto campo: per il detenuto, per il terzo settore e per lo Stato – aggiunge il sottosegretario – Il primo può disintossicarsi in una struttura sicura e meno nociva di un carcere sovraffollato. Il secondo ne guadagna per indotto e investimenti. Il terzo invece si prende meglio cura dei cittadini e risolve il problema del sovraffollamento. E poi risparmia. Oggi la media del costo di un detenuto è 137 euro al giorno. Per un tossicodipendente, che in genere presenta difficoltà maggiori, è superiore. Con il provvedimento invece credo che si potrebbe spendere una cifra molto inferiore”.

Strutture protette al posto del penitenziario

Spiegando il meccanismo Delmastro osserva: “Il giudice già in sentenza può sostituire i giorni di carcere indicati con un numero uguale presso una comunità protetta. Cioè se vieni condannato a due anni puoi scontarli tutti lì. Se poi impieghi 8 mesi a disintossicarti, per il tempo restante la comunità ti aiuterà a formarti e a trovare lavoro. “Sarebbe una possibilità secca, non reiterata – conclude. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale”.

“Sto limando i dettagli ma c’è totale condivisione. Il ministro Nordio è d’accordo perché il testo va incontro alla sua cultura liberale. Però è un percorso da condividere con il terzo settore per comprendere appieno la capienza strutturale. E con le Regioni che hanno la delega alla Sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione. Con loro e con la magistratura di sorveglianza aprirò un tavolo di dialogo”.