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Acea, nomine cda tra critiche e malumori

Incontro con i capigruppo dei partiti che sostengono Marino per il nuovo cda Acea

Il sindaco Ignazio Marino ha incontrato i capigruppo dei partiti che lo sostengono per presentare loro la rosa dei candidati per il nuovo consiglio di amministrazione Acea, di cui il Comune di Roma è socio di maggioranza al 51%. Secondo quanto riferisce l’agenzia ANSA, tra i nomi Alberto Irace (mai laureato, già ad della società Publiaqua che gestisce il servizio idrico della Firenze di Renzi, il capo di governo che ha varato il Salva Roma) Catia Tomasetti, Elisabetta Maggini (figlia del costruttore Maggini), Paola Profeta e Franco Paparella. 

Le candidature dovranno ora ricevere parere positivo dalla Commissione capitolina Bilancio, il cui presidente è Alfredo Ferrari (Pd). Il parere non è vincolante.

Scrive il Corriere della Sera che “la partita rischia infatti di incagliarsi nei cavilli legali, perché secondo quanto riferiscono fonti finanziarie autorevoli sia il colosso francese Suez, azionista al 12,5%, sia i manager dell’azienda avrebbero già raccolto «autorevoli pareri giuridici secondo i quali non si può procedere alla riduzione del numero dei consiglieri e all’elezione del nuovo cda nelle modalità chieste dal sindaco»”.

Secondo il quotidiano, le possibilità per raggiungere l’obiettivo della nuova nomina, sono 3: in primo luogo, si può imporre la revoca del cda, ma questo costerebbe comunque il pagamento dei compensi che vanno comunque erogati. In alternativa, o si ricorre alla ‘giusta causa’ – “anche se non risultano, a oggi – si legge – contestazioni formali al board da giustificare una scelta del genere” – o si aspettano le dimissioni di almeno 5 consiglieri su 9, in modo che il cda decada.

Nel frattempo è malumore tra gli esponenti dell’opposizione. “Come emerge dalla stampa – dichiara il capogruppo NCD in Regione Di Paolo – la squadra del cda sarebbe ispirata al più classico degli spoils system alla faccia della meritocrazia e dei curricula sbandierati da Marino. Zingaretti come al solito cade dalle nuvole: una sua strettissima collaboratrice è tra i papabili del cda di Acea ma lui non vede e non sente”.

“Mentre il sindaco nomina un cda calato dall'alto i romani, oltre a sborsare una briscola di tasse grazie al bilancio votato dalla giunta di centrosinistra, dovranno anche pagare milioni di euro per saldare i membri del cda cacciati dal sindaco” – è l’opinione di Fabrizio Ghera, capogruppo FdI-An in Campidoglio.

Secondo il consigliere regionale Luca Gramazio, è grave che, a quanto riportato dalla stampa, “nel cda dovrebbe entrare Elisabetta Maggini, sua fedelissima, che dovrebbe ancora collaborare proprio con la segreteria del presidente della Regione, ovviamente come soggetto esterno. Dalla sinistra arriva la solita 'farsa' sulla sobrieta'. Il nominificio Zingaretti colpisce ancora”.

Di diversa opinione, il presidente della Regione Nicola Zingaretti che delle indiscrezioni sulle nomine ACEA pare non saperne “nulla”, poiché apprese leggendo i giornali. “E’ normale che non ne sappia nulla – dichiara – visto che si tratta di nomine nella completa ed esclusiva responsabilità del sindaco e degli azionisti. Sono sicuro che Marino farà un'ottima squadra”.

Ma i malumori non riguardano solo l'opposizione. Dopo le dichiarazioni soft e morbide di Zingaretti, arriva D’Ausilio, capogruppo PD in Assemblea capitolina. “Oggi il sindaco Marino ha comunicato ai capigruppo della maggioranza capitolina i nomi dei candidati in quota pubblica nel Cda di Acea – ha dichiarato – Ne ho preso atto nel rispetto dell'autonomia e delle prerogative del sindaco. Tuttavia mi sembra che si tratti di una scelta al di sotto delle aspettative, con un Cda privo di sufficienti competenze ed esperienze manageriali e industriali. È invece indispensabile restituire ad Acea un progetto dal respiro strategico, con un'azienda al servizio dello sviluppo della città”. 

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