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A Roma l’asilo degli orrori, ecco perché è meglio restare a casa

Un motivo c’era perché non volessi andare all’asilo e quel motivo aveva un nome e quel nome significava tutto

Un motivo c'era perché non volessi andare all'asilo e quel motivo aveva un nome e quel nome significava tutto. Per quale ragione andare all'asilo quando avevo in casa zia Maria che mi leggeva le favole? Non avevo bisogno d'altro, avevo ciò che desideravo di più. Mi piaceva osservare zia Maria, seduta davanti a me, inforcare gli occhiali e scansare i capelli bianchi ai lati della fronte, prima di accingersi alla lettura. Zia Maria scandiva bene le parole ed era sorprendente la sua abilità, nonostante avesse frequentato solo fino alla III elementare. Era precisa, ordinata, premurosa, attenta in tutte le cose che faceva. Era bello vederla rammendare, lavare, cucinare. Zia Maria significava tutto per me, esattamente come i miei affetti più cari, i miei genitori: zia Maria, in famiglia, completava la famiglia in maniera perfetta. Andare all'asilo?

Neanche per idea! La mia esperienza in merito, ebbe la durata di un giorno solo. Nella mente mi resta l'immagine sfocata di un'enorme stanzone, un cavalluccio a dondolo accanto alla finestra, tanti volti di bambini, grembiulini rosa, azzurri, un profumo di minestra che veniva da lontano. Non è che non volessi andare all'asilo, il fatto è che con zia Maria si stava decisamente meglio e nulla valse a convincermi che con gli altri bambini avrei potuto stringere amicizia, giocare e le maestre poi, erano tanto buone. Mi suona strano, con gli anni, ascoltare, leggere, essere testimone come voi, di vicende che stridono fortemente con certe esperienze della nostra vita, che hanno influenzato e influenzano in modo determinante, un periodo fondamentale della nostra formazione come l'infanzia. Intimidazioni, vessazioni e quant'altro di negativo si possa trasferire su un bambino, è soltanto atrocità allo stato puro. "Ti faccio nero, un giorno o l'altro ti uccido!"

Questo è quanto è uscito dalla bocca di un' educatrice, rivolto ad un bimbo, non prima di averlo scalciato e sbattuto contro il muro. Questo è quanto hanno registrato le telecamere nascoste dai Carabinieri, all'interno del "Nido del parco", una struttura per l'infanzia che si trova in zona Aurelia, finita al centro di un'indagine giudiziaria, coordinata dalla sostituto Maria Monteleone e dal pm Vittoria Bonfanti. Nel mirino, tre 'educatrici' (una arrestata, due sotto inchiesta), accusate di abusi su minori. Le immagini raccolte dalle telecamere in questi mesi, mostrano scene a dir poco raccapriccianti: cucchiai infilati in bocca a forza, capelli tirati, conati di vomito, urla, epiteti rivolti ad una bambina del tipo: "deficiente, schifosa, selvaggia", una creatura legata con le cinghie al passeggino per più di due ore e via di questo passo. Da non dimenticare che i protagonisti di questo orrore, hanno al massimo due anni.

San Giovanni Bosco, insigne maestro dei più piccoli diceva che: "L'educazione è cosa del cuore". Non ci si improvvisa educatori, occorre dedizione, amore, vocazione. "Per poter educare, bisogna amare" (Karol Wojtila).

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