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Governo Meloni, cresce il malcontento: la gestione interna sotto accusa

Crescono le critiche verso il Governo Meloni per la gestione delle politiche su scuola e università, dal numero chiuso di Medicina alle difficoltà degli studenti

Giorgia Meloni, conferenza stampa

Giorgia Meloni, conferenza stampa

L’attività del Governo Meloni torna al centro del dibattito pubblico, con un’ondata di critiche che riguarda la distanza percepita rispetto ai problemi quotidiani degli italiani. In particolare, a finire sotto i riflettori è la gestione del Ministero dell’Università e dell’Istruzione, accusata di aver aggravato le condizioni degli studenti già provati da anni di incertezze. La recente modifica del percorso di accesso a Medicina è diventata il simbolo di un malessere più profondo e diffuso, che ora si manifesta con sempre maggiore chiarezza.

Governo Meloni e tensioni interne: perché il malessere è cresciuto

Il tema principale è la sensazione, sempre più riportata da opposizioni, associazioni studentesche e famiglie, che il premier dedichi molta energia alla scena internazionale senza dedicare pari attenzione alle emergenze interne. È una critica che ricorre da settimane, alimentata da iniziative ministeriali ritenute poco ponderate e dagli effetti pesanti sulla vita quotidiana di migliaia di giovani.
Alcuni provvedimenti recenti hanno generato confusione in settori già delicati, come scuola, università e formazione professionale. Le accuse ruotano attorno a un’azione percepita come poco coordinata, con scarsa valutazione degli impatti su chi subisce direttamente le conseguenze delle decisioni.

Numero chiuso a Medicina: il caso Bernini e le ricadute sugli studenti

Al centro di questa vicenda c’è la riforma promossa dalla ministra Anna Maria Bernini sul percorso di accesso a Medicina. La misura, che prevedeva il cosiddetto “semestre filtro”, ha coinvolto circa sessantamila studenti. La promessa era quella di un nuovo metodo più equo per selezionare i futuri medici. La realtà, come denunciato da associazioni, famiglie e docenti universitari, è stata un percorso pieno di ostacoli.
In due mesi e mezzo gli studenti hanno dovuto affrontare tre materie tra le più impegnative dell’ambito scientifico: biologia, chimica e fisica. Una preparazione compressa, giudicata irragionevole da molti esperti di didattica universitaria. Il test finale, strutturato in modo da dare grande spazio alla risoluzione di problemi complessi, ha ulteriormente aggravato il clima. Diversi candidati hanno segnalato che venti domande su trenta richiedevano un livello di preparazione avanzato, più vicino ai corsi di laurea in fisica che ai programmi liceali.

Un ulteriore elemento di tensione è emerso con la diffusione di segnalazioni secondo cui i quiz sarebbero comparsi in rete prima dell’inizio della prova. In alcune sedi, come Napoli, circolavano già prima dell’orario d’ingresso. Le autorità hanno confermato l’apertura di verifiche interne, mentre migliaia di studenti chiedono chiarezza e una revisione immediata del sistema. Intanto lo Stato ha incassato milioni di euro dalle iscrizioni ai corsi del semestre, un aspetto che ha alimentato un senso di ingiustizia.

Università in affanno: aule insufficienti e carenze strutturali

Parallelamente, è emerso un quadro problematico sulle condizioni delle aule universitarie. In diverse sedi gli studenti si sono ritrovati a seguire le lezioni in piedi, per mancanza di banchi e posti a sedere adeguati. Un elemento che molti ritengono inaccettabile in un Paese europeo che ambisce ad attrarre talenti e potenziare il proprio sistema sanitario.
Anche alcuni docenti hanno lamentato difficoltà. In varie facoltà, l’insegnamento delle materie scientifiche è stato affidato a professori competenti nel proprio campo ma privi di esperienza specifica in ambito medico. Questo ha generato corsi poco allineati agli obiettivi richiesti dal nuovo modello formativo, contribuendo oltre misura al disorientamento degli studenti.

Accesso all’università e merito: cosa non convince della linea Valditara

Nel dibattito si inserisce anche la posizione del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Molti osservatori fanno notare come il concetto di merito, che dovrebbe essere il pilastro del suo mandato, venga applicato in modo poco incisivo.
Una delle proposte avanzate da sindacati e associazioni studentesche è quella di valorizzare chi si è diplomato con risultati eccellenti. Agevolazioni reali potrebbero includere accesso diretto ai corsi universitari, borse di studio indipendenti dal reddito, libri gratuiti per il primo anno. Misure già adottate in altri Paesi europei, che puntano a trattenere gli studenti più motivati, evitando che vadano all’estero per mancanza di opportunità.
Il Governo, finora, non ha dato segnali concreti in questa direzione, mentre cresce la preoccupazione per un sistema percepito come rigido e poco attento a valorizzare il talento individuale.

Perché cresce la protesta studentesca e quali sono gli scenari futuri

Negli ultimi giorni, movimenti studenteschi e gruppi universitari stanno organizzando manifestazioni e assemblee per chiedere che la riforma dell’accesso a Medicina venga rivista o ritirata. Il malcontento è alimentato dalla sensazione di essere ostacolati proprio nel momento in cui il Paese avrebbe bisogno di nuovi medici e professionisti sanitari, in un sistema già in forte sofferenza.
Il rischio, secondo molti analisti, è un aumento del divario sociale. Un percorso accademico lungo e costoso, ostacolato da test ritenuti sproporzionati e da strutture insufficienti, potrebbe favorire solo chi ha alle spalle contesti familiari in grado di sostenere costi elevati per corsi privati, trasferte e ripetute iscrizioni.
Il Governo ha dichiarato di voler monitorare gli effetti della riforma e di essere pronto a eventuali aggiustamenti. Tuttavia, al momento non sono arrivate indicazioni concrete su cambi di rotta. In questo clima, la richiesta più pressante rimane quella di riportare al centro gli studenti, con una visione ampia che tenga conto dei loro diritti, delle esigenze del sistema sanitario e delle trasformazioni demografiche in atto.

Cesare Giubi