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La riapertura del 4 maggio? Per ragioni di propaganda, non siamo pronti

Non ci sono le condizioni tecniche e logistiche per riaprire, ma lo si fa per ragioni di consenso

Riforma fiscale

Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri

Alla riapertura, cosiddetta Fase 2, mancano sole due settimane circa, ma la confusione con cui si sta affrontando la ripartenza dopo l’emergenza Covid-19 è ancora molta, sia a livello nazionale, sia a livello regionale. Il Governo e le Regioni non sono pronte a riaprire, ecco da dove nasce questa confusione.

Non ci sono ancora le mascherine per tutti, i termoscanner per la misurazione della temperatura, ma anche i dispositivi per la disinfezione dei mezzi pubblici, delle strade, degli uffici, dei Comuni. Non ci sono insomma le condizioni sanitarie, tecniche e logistiche per riaprire. Sono in grado Stato e Regioni di disinfettare le fabbriche, le aziende? Il sistema paese è in grado? La verità è che si sta facendo credere ai cittadini di essere pronti ma non è propriamente così.

La riapertura del 4 maggio è una scelta di propaganda, fatta per ottenere consenso politico. Il Governo intende farsi applaudire in quanto capace di aver arginato l’epidemia e aver riaperto le attività in tempi veloci. Ma questa è un’esigenza politica del Governo, non una realtà a cui andiamo incontro. I sondaggi dicono anche che la popolazione è stanca di stare in casa e non lavorare, dunque c’è una competitività su questo anche tra Regioni, enti locali, Stato, ma è velleitarismo politico. Si vuole mostrare ai cittadini che ci si è mossi in tempo, ma come ho sempre sostenuto avremmo potuto e dovuto iniziare il lockdown due settimane prima.

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